di Gabriele Stanga
Giovani, politica e autonomia: le nuove generazioni guardano sempre di più all’Europa. «Bisogna valorizzare l’Euregio e andare oltre lo schema classico di Province e Regione», l’appello. A lanciarlo è Daniele Di Lucrezia, consigliere comunale di Merano. A 26 anni, Di Lucrezia è responsabile regionale di Ali in Trentino-Alto Adige. Ali, l’Associazione delle autonomie locali italiane, contempla al proprio interno amministrazioni e amministratori locali del Paese di diversa estrazione politica. L’associazione è presente in quasi tutte le Regioni italiane, mentre in Trentino-Alto Adige il coinvolgimento si ferma, per ora, al solo capoluogo. Inizialmente responsabile territoriale era il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, che ha poi convenuto con il presidente nazionale di Ali Matteo Ricci e con il segretario generale Valerio Lucciarini De Vincenzi di dare a Di Lucrezia l’incarico di formare e gestire la sezione regionale, nell’ottica di investire su un giovane amministratore. Pochi giorni fa si è svolta a Pesaro l’Assemblea Nazionale dell’associazione, dedicata al tema «Comuni d’Europa». Si è parlato anche del ruolo delle nuove generazioni, punto su cui lo stesso Di Lucrezia è intervenuto con un contributo personale. Da questi spunti parte l’intervista che il giovane consigliere ha rilasciato al T e che spazia dall’autonomia al ruolo della Regione oggi, fino al quasi mitologico Terzo statuto e alla staffetta generazionale. Il punto di vista di un’altra generazione.
Consigliere Di Lucrezia, all’Assemblea di Ali ha lanciato l’hashtag #adottaungiovaneamministratore, di cosa si tratta?
«Ho lanciato un appello ai sindaci italiani alla luce della scarsa rappresentanza giovanile nelle istituzioni locali. Più che sulla quantità mi sono concentrato sulla qualità dei giovani amministratori. A mio parere, mentre da un punto di vista teorico in Italia c’è un minimo di formazione politico-amministrativa cui provvedono perlopiù Ali ed Anci, la formazione sul campo invece manca. Riusciamo ad essere eletti ma dopo l’elezione non siamo accompagnati. Sono un grande sostenitore della staffetta generazionale, per cui ho lanciato l’hashtag #adottaungiovane amministratore. L’idea è che ogni sindaco punti su un giovane da portare alle elezioni e affiancare nel suo percorso con una formazione sul campo, in cui si impara in modo concreto ad amministrare l’ente. Così facendo, un domani il giovane potrà raccogliere al meglio il testimone».
A che punto è il Trentino-Alto Adige da questo punto di vista?
«Parlando di staffetta generazionale, penso all’amministrazione Ianeselli a Trento, dove la giovane Giulia Casonato ha avuto modo di essere eletta e di fare un percorso formativo anche grazie alla fiducia e alle responsabilità affidatele dal sindaco, prima come consigliera delegata e poi da assessora. Un esempio».
«Comuni d’Europa» era il titolo dell’assemblea, come è stato declinato?
«A tal proposito vorrei fare mie le parole del sindaco di Legnano e presidente di Ali Lombardia, Lorenzo Radice, che sostiene che l’epoca della globalizzazione sia finita per lasciare il posto a quella della continentalizzazione. Oggi va rafforzata l’importanza delle autonomie locali in un contesto di collaborazione transfrontaliera ed europea. Da qui non possiamo non parlare delle macroregioni europee come Euregio, che rappresenta un modello virtuoso».
E come si coniuga questo discorso con l’autonomia delle due Province autonome e della Regione?
«Sono convinto che chiudersi in sé stessi al giorno d’oggi sia sbagliato, le sfide che abbiamo davanti sono ad ampio raggio e come tali vanno affrontate. A me piacerebbe andare oltre il concetto classico di Regione, superando la dicotomia tra la stessa e le due Province e modificando l’approccio. Vedo l’Euregio intesa come istituzione, per avere più Europa anche da noi e un maggiore riconoscimento degli enti locali. Bisogna ripensare anche l’assetto istituzionale, dove il ruolo dello Stato potrebbe essere quello di ente intermedio tra autonomie locali e Unione Europea, che immagino in un’ottica di Stati Uniti d’Europa».
Servirebbe, però, più collaborazione tra le due province.
«L’Alto Adige è sempre stato restio, mentre il Trentino ha sempre puntato a rafforzare la Regione. Oggi, però, fare rete è nel dna delle nuove generazioni. Da queste deve partire il cambiamento, c’è un forte desiderio di apertura. Io e il collega consigliere bolzanino Matthias Cologna (TK) abbiamo provato a portarlo avanti con la campagna “Voto dove vivo” per i fuorisede. In quel caso l’Alto Adige ha teso la mano al Trentino presentando proprio a Trento questa iniziativa, poi approvata in Consiglio comunale dall’Amministrazione Ianeselli».
Eppure, spesso dall’Alto Adige – soprattutto i partiti di lingua tedesca – si parla di abolire la Regione.
«Dal mio punto di vista è inconcepibile pensare ad una Regione italiana in cui una minoranza etnico-linguistica diventi maggioranza, che è quanto accadrebbe nell’ipotesi in cui l’Alto Adige si staccasse dal Trentino. Come detto, però, vorrei ampliare l’orizzonte: l’Euregio si sta già dimostrando un modello per le altre Regioni europee e per questo credo si debba lavorare maggiormente su di essa, anche qui in una prospettiva di Stati Uniti d’Europa».
In che modo? Potrebbe aiutare il tanto discusso Terzo statuto?
«Ormai sono parecchi anni che si parla di Terzo statuto, con vari tentativi sinora a vuoto. Se da una parte penso sia una questione di volontà politica, dall’altra credo che le cose stiano cambiando. Lo vediamo, ed è solo uno dei tanti esempi, in Alto Adige, dove la maggioranza si fonda su 5 gruppi. Era una cosa impensabile fino a un anno fa. In passato abbiamo saputo osare più di chiunque altro, oggi possiamo fare altrettanto ed essere apripista verso una dimensione europea. In un nuovo Statuto bisognerebbe valorizzare il ruolo dell’Euregio, istituzionalizzandola. Abbiamo la possibilità di cambiare il quadro normativo, ricordandoci che lo Statuto ha natura costituzionale».